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Ambra: “Io non ho paura di essere una stronza”

23/11/2017 Redazione Interviste
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La guerra dei Roses“La guerra dei Roses” è l’adattamento teatrale con la regia di Filippo Dini ispirato all’omonimo film del 1989 diretto da Danny DeVito, che racconta la storia di Barbara e Jonathan, lui ricco e ambizioso uomo d’affari, lei moglie obbediente ma mai dimessa e della loro lenta, inesorabile e terribile separazione.

Nell’adattamento teatrale Barbara e Jonathan sono rispettivamente Ambra Angiolini e Matteo Cremon, in scena al teatro Manzoni di Milano fino al 26 novembre: uno spettacolo che sta riscuotendo un successo di pubblico straordinario, con una grande partecipazione “diretta” degli spettatori, divisi in due “curve” di “tifoserie” a sostenere chi il marito chi la moglie.

Grazie alla partnership con Mondadori Store, il network di librerie del Gruppo Mondadori, Manzoni Cultura, format in cui i grandi nomi dello spettacolo italiano si raccontano in modo inconsueto, spontaneo e sincero a Edoardo Sylos Labini, in un faccia a faccia accompagnato da immagini e video, sbarca nella suggestiva location al terzo piano del Mondadori Megastore di Piazza Duomo.

Ambra, perché hai scelto uno spettacolo teatrale ispirato a un film di enorme successo?

Volevo lavorare con Filippo Dini, un regista “alto” ma nello stesso tempo vicino alla gente, “condivisibile” e abile nel far arrivare testi in platea anche difficili: è un artista ancora più artista di quanto già non lo sia. E ho voluto “fare la guerra” con Matteo [Cremon, n.d.r.] proprio perché ho creduto nelle doti di Filippo Dini.

Quando una storia d’amore finisce, c’è un “carnefice”? O più spesso le responsabilità sono equamente divise?

Beh, alla fine se si vuole mantenere un rapporto sano c’è sempre uno dei due che sigla l’atto finale, che “mette la firma”, in un senso o nell’altro…

Qual è la cosa più folle che hai fatto per amore?

Ma la cosa folle in sè è già il fatto di AMARE! Amare, innanzitutto. E’ folle perdersi in un progetto di vita così forte in termini di emozioni. Indipendentemente dal fatto che non sempre c’è il lieto fine assicurato. Ma poi, guarda, anche il fatto di essere andata a vivere in Sant’Eufemia, vicino a Brescia, in un centro molto piccolo, lontano da Roma, seguendo solo il flusso dell’amore, beh è un po’ una cosa folle! Ho fatto come si faceva una volta, senza starci troppo a pensare su. Quello che portiamo in scena è quello che accade se non si rientra in fretta in una condizione emotiva e umana giusta. Amare e saper amare è un nostro compito importantissimo: anche quando non si sta più insieme, se ci si è amati davvero, bisogna imparare a non buttare via tutto quello che di bello c’è stato prima. Invece, di questa guerra [si riferisce allo spettacolo “La guerra dei Roses”, n.d.r] restano solo macerie alla fine…non vince nessuno…

Hai fatto Tradimenti, ora La guerra dei Roses: ti manca Scene da un matrimonio…

Mi è stato proposto anche quello! Ma credo che abbandonerò il genere. Passerò a cose più…”catartiche”, di solitudine totale, non più di cinque spettatori!

La guerra dei Roses

Raccontaci un episodio OFF della tua carriera

Ah ah, ma guarda io sono una “sfiggy”! Allora, questo episodio risale al mio vero e proprio esordio, visto che si trattava di una…recita scolastica: andavo a scuola dalle suore e dovevo fare l’Angelo dell’Annunciazione, indossavo una tunica color lilla cucita da mia madre, un vanto per me, con delle bellissime ali dipinte da mio zio, un pittore che purtroppo non ha ottenuto quella fama che secondo me avrebbe meritato. Bene, le suore decisero che quelle ali non andavano bene e le sostituirono con delle ali di un orrendo color arancione…ero imbarazzatissima, sdegnata, mi sentivo impresentabile e non per colpa mia! Ma il vero episodio OFF della mia carriera risale a una pièce teatrale (il teatro è arrivato con grande discrezione nella mia vita), Le Menecmi di Plauto, per la regia di Nicasio Anzelmo: beh, il mio ruolo era quello di…spostare le quinte! Più OFF di così…Ero molto OFF, ma anche molto felice. Ricordo che uscì una critica ferocissima, di una signora, una critica teatrale, che scrisse una cosa di pura fantasia, perché quella sera venne giù il diluvio universale e non andammo in scena; ma lei uscì lo stesso il giorno dopo con questa frase, “Crede di essere in televisione e starnazza sul palco”. Beh, grazie alla signora (a seguito della querela), oggi mia figlia ha, non dico la casa, ma una stanza tutta per sé.

Pensavo che parlassi della produzione del Cornetto Free Music Festival…

Ma quello mica è OFF!

Di cosa si tratta?

Era una produzione Cornetto Algida, che offriva gratuitamente le esibizioni dei più grandi artisti della musica italiana ed internazionale, primo fra tutti Sting. E grazie a quella serie di concerti sono stata vicinissima a musicisti che adoro come Sting e i Police durante la loro storica reunion al Circo Massimo, roba da farmi tremare le gambe! E’ stata un’esperienza bellissima, ho visto spettacoli incredibili…ed ero incinta quell’anno! L’Algida ha fatto una gran cosa, ha dato lavoro a una donna gravida! Ma voglio raccontarti un aneddoto divertente: quell’anno [il 2006, n.d.r.], era con me Roberto Angelini, un cantante bravissimo, una persona stupenda; bene, ad un certo punto lui ed io, con “il signor Algida”, ci ritiriamo per discutere l’operazione dei concerti e della necessità di rilanciare il Cornetto come prodotto per i giovani. Mentre “il signor Algida” ci spiegava con grande passione il suo punto di vista, a un certo momento Roberto, fra discorsi su creme e nocciole, disse una cosa meravigliosa: «Eh vabbeh il Cornetto mica sarà come quella cagata der “Cucciolone”!»…”Cucciolone” che è sempre un prodotto Algida!!

Caso molestie, di cui si parla molto in questo periodo: qual è la tua opinione? Secondo te qualcuno ci marcia?

Non lo so, ad ogni modo non si tratta di “valori al merito”, di medaglie che uno si appende sulla giacca. E’ una situazione che ahimè esiste in ogni settore, non solo in quello dello spettacolo. Io ti dico però questo: esiste una divisione netta tra quelli che in modo scorretto, disgustoso e sbagliato, usano il loro potere per ricevere “anche altro” (non solo professionalità e talento) e quelli fra noi che “stalkerizano” tutti pur di avere un ruolo in una parte e sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa. E di questo si parla poco. Bisognerebbe azzerare questa mentalità di sudditanza: e tu sai come io la combatto? Non avendo paura di essere una “stronza”, per tutti. La divisione è netta: c’è chi fa di tutto pur di ottenere quello che gli o le serve (e quindi accetta la situazione) e chi, invece, si ribella e non ci sta. Ecco, io appartengo a quest’ultimo tipo: io non ho paura di essere una “stronza” e se lo sono, beh, vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro.

Sei impegnata su altri fronti oltre al teatro?

Sì, il film Terapia di coppia per amanti, di Alessio Maria Federici, tratto dall’omonimo romanzo di Diego De Silva.

A voi la scelta se andare prima in Mondadori e acquistare il libro e poi andare al cinema o viceversa. Ad ogni modo, dopo il foyer del Teatro Manzoni, ci troveremo tutti nella sala di un cinema.

LEGGI ANCHE: Quell’acuta e “vertiginosa” Guerra dei Roses

 



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commenti

  • lucamax · 24/11/2017 8:05

    Sarò sincero, mai avrei creduto che la microfonata giovincella di Non è la Rai sarebbe diventata una delle poche donne sul pianeta che mi piacerebbe conoscere sebbene mia moglie sia la donna più bella del mondo.

    Come un grande vino , Ambra Agiolini , con il tempo che passa , migliora .

    P.s. Sarà mica anche parente del grande Alberto Angiolini , mitico pilota di motocross degli anni ’70 ?

    Rispondi

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