Più che una semplice band, le Malmaritate sono una piattaforma, un macramè che ricama musica, storia, costume e letteratura. Sono di Catania e nascono da un’intuizione di Carmen Consoli, che ha scritto e cantato la canzone che dà il titolo all’album, Ognuno havi ‘n sigretu. Brano straniante e irresistibile. Ma è la fusione di personalità così distinte e potenti come quelle di Valentina Ferraiolo (tamburo), Concetta Sapienza (clarinetto), Gabriella Sasso (chitarra) ed Emilia Belfiore (violino) che fa nascere una band unica in Italia e senz’altro rara anche nel resto del mondo. Cantano in siciliano, ovviamente, e sono frutto di una tradizione di temi e linguaggio che da Giovanni Verga arriva a Rosa Balistreri (della quale, con l’apporto di Nada, rivisitano Terra ca nun senti). E sono il trampolino perfetto per lanciare mescolanze inedite come quelle con Claudia Gerini e Donatella Finocchiaro (che affronta da maestra Canzone arrabbiata di Rota). Insomma le Malmaritate (bel termine medioevale) rappresentano le donne disilluse da un amore sbagliato e vissuto con il mormorio della gente come unica colonna sonora. Sono figlie di “mamma Etna che gestisce i nostri umori, e di Sant’Agata che ci protegge” ma parlano la lingua universale di dolore e silenzi che ha obbligato le donne a cantare per strada i propri drammi di casa.
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